Saremo polo di aggregazione per Pmi

L’ad Vacchi: lo sviluppo sarà anche per acquisizioni, ci diamo cinque anni di tempo.


C’è chi, anche in piena emergenza Covid, non intende rinunciare ai propri progetti di crescita. Con realismo e pragmatismo, ovviamente, ma senza perdere di vista i propri obiettivi. Il gruppo Colombini – fondato nel 1965 a San Marino e oggi proprietario dei marchi Colombini Casa, Febal Casa e Rossana e della divisione Colombini Contract – ha finito di elaborare il proprio piano industriale proprio nelle settimane di lockdown e, nonostante la situazione, ha messo a punto quello che il suo amministratore delegato, Giovanni Battista Vacchi, definisce un programma «ambizioso ma raggiungibile nel lungo periodo».

Cinque anni per diventare «il più importante gruppo italiano dell’arredo e del design a matrice familiare, un polo aggregatore di aziende piccole e medie, ma anche medio-grandi, che hanno capito che essere soli nel contesto attuale del mercato non è più virtuoso», spiega Vacchi, precisando che la crescita programmata avverrà sia per via organica sia, come detto, per acquisizioni. «Sappiamo bene che ci sono in Italia gruppi di grandi dimensioni con alle spalle fondi e capitali finanziari importanti, ma il nostro progetto è differente, con una matrice prettamente familiare e industriale», spiega l’amministratore delegato, arrivato lo scorso novembre nel gruppo di proprietà al 100% della famiglia Colombini, rappresentata nel consiglio di amministrazione da Emanuel Colombini, presidente, e dalla cugina Romina, vice-presidente.

Il piano punta a portare nel 2025 i ricavi dagli attuali 170 milioni di euro (bilancio 2019) a 250 milioni solo attraverso la crescita organica dei marchi già in portafoglio, a cui si aggiungerà la crescita ottenuta tramite consolidamenti di altre aziende. Tre le direttrici di sviluppo: il rafforzamento del canale retail sul mercato italiano, che è la vera roccaforte, con l’obiettivo di aumentare i punti vendita dagli attuali 100 a 175 entro il 2025. Un maggiore impulso ai mercati esteri, in cui Colombini Group è presente ma in maniera frammentaria, mentre Vacchi vede molte opportunità di crescita, soprattutto in Europa, in Asia e in Nord America, qui in particolare attraverso il marchio luxury Rossana. E poi lo sviluppo della divisione contract, che sta andando bene: in agosto è attesa la consegna di un lotto di 870 cucine per il mercato coreano all’interno di uno sviluppo residenziale con 17 torri. L’obiettivo è accrescere la quota export, oggi al 15%, fino al 20-25% dei ricavi.

Infine, la linea di crescita per acquisizioni: «Senza fretta – precisa l’amministratore delegato –. L’azienda è solida, abbiamo chiuso il 2019 con una posizione finanziaria netta positiva per 6,2 milioni e una patrimonializzazione di 50 milioni. Con il nuovo piano industriale l’obiettivo è mettere a terra la forza di questo gruppo, che riteniamo possa essere attrattivo per molte imprese italiane del settore, oggi ancora sotto-dimensionate, con fatturato tra i 15 e i 50 milioni, interessate a crescere». Il progetto di aggregazione guarda a realtà dell’arredo-design con forte identità di brand, capaci di completare e rafforzare l’offerta del gruppo, che già oggi copre tutti i segmenti (casa, ufficio, contract) e tutti i segmenti del mercato: quello “value”, con il marchio Colombini Casa, quello premium con Febal, fino all’alto di gamma con le cucine Rossana. Uno screening delle realtà più interessanti è già stato fatto e sono già in corso alcuni contatti, ma la situazione è ancora in divenire.

La pandemia non frena il progetto: già quest’anno il piano prevede investimenti per 12 milioni di euro nella produzione, forte anche del rapido recupero post-lockdown, con i mesi di giungo e luglio che hanno registrato un aumento dei ricavi del 40% rispetto allo stesso periodo del 2019. «Certo, abbiamo rivisto le nostre stime per il 2020 e il 2021 – conclude Vacchi – ma non i nostri programmi sul lungo termine».

di Giovanna Mancini,  Il Sole 24 ORE

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